sabato 4 luglio 2015

La storia della vita devota di Anna Attanasio Ciriello

Don Andrea Tubiello ama affidare alla scrittura la narrazione di alcune esperienze di vita che si configurano come testimonianza significativa ed esortazione alla vita cristiana. E' una modalità della sua catechesi e della sua comunicazione di fede che egli utilizza soprattutto quando ritiene che quelle esperienze abbiano valori di esemplarità e meritino di essere approfondite per la conoscenza e l'edificazione spirituale.
La più recente delle sue narrazioni, che si aggiunge alle altre della sua notevole produzione agiografica, riguarda la vita di Anna Attanasio Ciriello zelatrice di Santa Rita da Cascia illustrata per la sua esemplare e portentosa vita devota.
Don Andrea ha scritto un libro di un centinaio di pagine che si avvale della la prefazione di Angelo Spinillo vescovo di Aversa e che è stato recensito e commentato da Geppino De Angelis sul periodico aversano Nero su Bianco del 17 Maggio 2015.
Di questo libro don Andrea ha messo a disposizione una copia digitale (ebook) che si può scaricare dalla pagina del Coordinamento dei Diaconi della Diocesi di Aversa da lui curata.

Di seguito leggiamo l'introduzione di mons. Angelo Spinillo e poi il commento di De Angelis raggiungibile con un link.

 INTRODUZIONE
Devo un grande ringraziamento al Diacono Professor Andrea Tubiello per la generosa pazienza che ha avuto con i miei tempi. È vero, ha atteso a lungo questa semplice pagina di introduzione allo scritto in cui ha voluto condividere con gli amici, che saranno i suoi lettori, un’intensa esperienza della sua vita. A tutti, credo, avviene di incontrare una persona che lascia un segno profondo nella propria vita, che orienta in maniera decisa il suo, proprio cammino.
Così è avvenuto per il Professore Andrea Tubiello che viene a narrarci l’incontro ed il cammino nella fede, che egli ha potuto provvidenzialmente sviluppare anche grazie alla particolare presenza ed alla vicinanza della Signora Anna Attanasio Ciriello.
Un incontro voluto dal Signore”, afferma il Professore Tubiello, che, rileggendone gli sviluppi, a distanza di anni, lo riconosce come, “un nuovo punto di partenza provvidenziale, per una nostra rinascita spirituale”.
Il libro, che ora ci presenta il Professore Tubiello, ha, per questo, le caratteristiche proprie di un racconto. Un racconto si distingue da una biografia perché questa si presenta come un lavoro di ricerca storica, sviluppato con l’attenzione al vagliare con criterio scientifico ed oggettivo le fonti e le testimonianze. Al contrario, il racconto è una narrazione più libera e più immediata, vuole essere coinvolgente e mette facilmente in dialogo il narratore con il lettore. Un racconto non si ferma ad analizzare dati e situazioni, ha piuttosto l’obiettivo di stabilire un’intesa più diretta tra il narratore e coloro cui egli si rivolge, mira alla possibilità di comunicare e di arrivare a condividere le scelte di vita, i sentimenti e i giudizi di valore. Molto più di una biografia, il racconto è espressione di un desiderio dell’autore di comunicare e condividere con gli interlocutori ciò che egli ha sentito e ciò che egli vive, ciò che sente palpitare nel suo cuore e nel suo animo. Nel racconto, infatti, mentre si parla di persone o di vicende su cui si vorrebbe concentrare l’attenzione del lettore o dell’ascoltatore, in realtà si narra del proprio rapporto con quei protagonisti e si parla della propria vita in relazione a quelle situazioni. Nel racconto, in definitiva, si narra la propria storia: ciò che si crede, ciò in cui si ha fiducia, ciò che si ama, ciò che affascina e coinvolge tutta la propria persona e orienta i pensieri, i giudizi, le scelte, i sentimenti.
Il racconto, allora, che il professor Tubiello ci presenta, è come un voler condividere la certezza, scoperta nell’incontro e nella continuità dell’amicizia con la Signora Anna, che la ricchezza di vita di fede apre la povera realtà quotidiana al dialogo con il soprannaturale e ne resta illuminata di bontà e di carità. È il racconto del desiderio di condividere l’esperienza di un vivere quotidiano, semplice
e anche segnato dal bisogno, ma capace di un sicuro orientamento alla verità e alla fedeltà al bene, al senso della personale dignità di esseri umani e di credenti che confidano in Dio.
La Signora Anna Attanasio Ciriello ha vissuto un’esperienza di fede molto intensa e caratterizzata da una particolare devozione a Santa Rita da Cascia. In realtà, come ci racconta il professore Tubiello, più che di devozione dovremmo parlare di un rapporto diretto, di dialogo e di amicizia tra la Santa e la Signora Anna. Santa Rita da Cascia è vissuta tra il 1381 ed 1457, beatificata nel 1628, fu canonizzata nell’anno 1900. È facile pensare che, proprio in conseguenza della canonizzazione, avvenuta nel corso dell’anno giubilare, all’inizio del ‘novecento, la devozione del popolo a questa
santa sia cresciuta particolarmente. In quel tempo la Signora Anna era una bambina di dieci anni, già orfana di padre, e viveva, con la mamma ammalata e la sorella più piccola, in condizioni di disagio
e per il sostegno offerto da uno zio. Certamente la diffusione della devozione alla “Santa dei casi disperati” coinvolse la piccola Anna, ed è lei stessa a dirlo, “da quando stavo all’Istituto S. Agostino in Aversa, dove sono stata fino alla quinta elementare”.
Certamente colpisce, nel racconto del Professore Tubiello, il rapporto che la Signora Anna testimonia di avere con Santa Rita da Cascia, fino ad essere vicina a Lei, partecipe dei momenti in cui la Santa interviene, si rende presente nella vita di tanti ammalati o bisognosi e, con la sua preghiera di intercessione, ottiene guarigioni insperate e sostiene la vita e la fede di tanti. Questo rapporto, così intenso, della Signora Anna con Santa Rita colpisce la nostra immaginazione e la nostra logica di fede, ma, in fondo non sorprende.
Non sorprende perché la grazia che salva l’umanità è sempre un dono mirabile, un dono che, anche in segni prodigiosi, testimonia la presenza di Dio e della sua provvidenza nella vita dell’umanità.
Il miracolo, infatti, non è manifestazione di un particolare potere posseduto da qualcuno per dominare la realtà, ma, piuttosto il miracolo è il segno della partecipazione del credente all’opera di Dio che, solo, è creatore e signore della vita. Il miracolo, il prodigio, ciò che appare straordinario è un segno della misericordia di Dio, un segno della grandezza del dono della vita che, se ordinariamente si sviluppa nelle mirabili leggi della natura, è, in realtà, ben più grande della stessa regolarità dei meccanismi dell’universo, e può esprimersi in forma ancora più meravigliosa e liberante per l’umanità.
Anche il Professore Tubiello, come egli stesso ci narra, vive con consapevole ammirazione il poter riconoscere che nella devozione della Signora Anna per Santa Rita c’è un’intensità di fede e di speranza nella presenza di Dio che apre, alla povertà dei bisogni umani, la meraviglia di un bene più grande.
Per i credenti il miracolo non è mai stato la sola ricerca di una soluzione ai bisogni e alle povertà della corporeità, ma è stato sempre la testimonianza della possibilità di contemplare la bellezza e la grandezza di una vita orientata alla speranza e ad un fecondo amore alla verità ed al bene, ovvero al vivere nella fiducia che affida se stessi, e la salvezza di tutti i fratelli, alla potenza dell’amore di Dio.
Con fraterna gratitudine al Professore Tubiello, al suo esemplare coraggio nel narrare il suo intenso cammino nella fede, maturato sulla scia della testimonianza di preghiera e di devozione vissuta dalla Signora Anna Attanasio Ciriello, accogliamo l’invito a vivere con semplice consapevolezza la verità della nostra nullità e ad aprire l’anima ad una fiduciosa adesione alla presenza di Dio e dei suoi Santi per crescere con speranza nell’obbedienza alla sua volontà, all’unica grandezza che può illuminare e salvare il mondo.
5 Febbraio 2015
                                                                                       † Angelo Spinillo
                                                                                             Vescovo di Aversa